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  4. Il turismo dopo le ondate pandemiche

Intervista a Umberto Martini, Professore Ordinario di Economia e Management all’Università di Trento.

 

Attualmente è Direttore vicario del Dipartimento di Economia e Management dell'Università degli Studi di Trento, presso il quale è anche docente e fondatore della Laurea Magistrale in Management della Sostenibilità e del Turismo.

Esperto in marketing turistico e territoriale, membro del Comitato Scientifico delle Aree Protette della Provincia autonoma di Trento, è un grande appassionato di montagna nonché punto di riferimento per gli argomenti legati al turismo sostenibile.

 

 

Dopo due anni sono ripartiti gli impianti. Com’è andata la stagione invernale?

C’è stata una ripresa positiva.

Ovviamente non al pari degli anni passati, ma nel complesso le vaccinazioni e l’uso delle protezioni individuali ci hanno permesso di mantenere una certa libertà di movimento. Quest’anno sapevamo un po’ meglio come comportarci e questo ha aiutato molto.

Pensiamo, per esempio, come sia diventato strano uscire di casa senza la mascherina, ora che ci siamo abituati ad averla sempre con noi. È una piccolezza, ma ci fa capire quanto alcune regole siano state interiorizzate da buona parte della popolazione.

E questa evoluzione nelle nostre abitudini ha certamente avuto un peso importante nel successo di questa stagione.

Sia tra chi viaggia che tra gli operatori del mondo della ricettività, oggi utilizzare alcune precauzioni è diventato spontaneo.

Questo ha reso la gestione della pandemia molto più semplice, dando migliori risultati.

 

 

Turisti, però, ce n’erano un po’ meno…

Sì, ma vorrei fare un ragionamento un po’ diverso. Il turismo di oggi non può guardare esclusivamente al numero di visitatori.

Chi viaggia genera un indotto non solo per la struttura in cui soggiorna, ma anche per tutte quelle attività di cui utilizza i servizi. Ristoranti, cinema, impianti di risalita… non c’è dubbio che la pandemia, con le sue restrizioni, abbia in gran parte ridotto questo valore collaterale. E questo è stato forse il più grande problema di questa stagione.

Molti servizi sono rimasti chiusi, oppure hanno dovuto lavorare a capienza ridotta. Altri, come certi eventi di piazza, sono stati completamente annullati.

Se a questo aggiungiamo la mancanza del turista internazionale, che rispetto a quello nazionale ha in media una soglia di spesa maggiore, è chiaro che in termini assoluti questo inverno abbia prodotto di meno rispetto agli inverni passati.

 

 

Torniamo un momento alle nuove abitudini, pensi faranno parte del nostro quotidiano ancora per molto?

Penso di sì.

Tornare alla vita pre-pandemia potrebbe non essere così facile.

Immaginiamo, per esempio, che una località venga colpita da un piccolo disastro metereologico. Potrebbe essere un torrente che esonda, oppure una forte raffica di vento. Ovviamente arrecherebbe dei danni, ma una volta ricostruiti i margini del torrente e sistemano il tetto strappato dalla tromba d’aria tutto tornerebbe ad essere com’era prima.

La situazione pandemica, purtroppo, non può risolversi con la stessa facilità.

E questo per almeno due ragioni.

La prima semplicemente perché, ad oggi, non siamo ancora sicuri che sia finita.

La seconda perché c’è in ballo un discorso di ordine psicologico. Questa pandemia ha avuto un impatto importante sulle nostre vite ed è difficile immaginare che ce ne dimenticheremo in poco tempo.

Insomma, non è detto che certe cose, che prima facevamo con una certa sicurezza, vorremo tornare a farle nello stesso modo.

Potrebbe rimanere una parte rilevante di persone che esigerà comunque il rispetto di certi standard di protezione, e questo ho il sospetto che potrebbe far nascere qualche tensione.

È un aspetto da non sottovalutare.

 

 

Tensioni di che tipo?

Per esempio tra chi ritiene che sia tutto passato e chi invece vuole rimanere più prudente.

Pensiamo ai buffet. Sono tantissime le strutture che adottano una soluzione di questo tipo. Qualcuno potrebbe chiedere che per accedere alle portate comuni si continuino ad utilizzare i dispositivi di protezione, mentre altri non hanno intenzione di mettersi la mascherina perché è venuto meno l’obbligo di indossarla.

A quel punto cosa si fa?

L’ultima volta che si creò una situazione simile fu tra fumatori e non fumatori, e per risolvere la questione fu necessario ricorrere ad una normativa precisa. Penso accadrà lo stesso anche per questo genere di disposizioni.

Dopotutto parliamo di turismo e quindi di luoghi fisiologicamente affollati, dove tante persone stanno a contatto tra loro.

Sarà probabile che nascano delle situazioni di contrasto.

 

 

Chi fa ospitalità come si dovrebbe comportare rispetto a tutto questo? 

Prima parlavamo di buffet. Quando le strutture hanno iniziato a introdurli, anni fa, ricordo che non tutti ne rimasero entusiasti.

D’improvviso dovevi alzarti dal tavolo e andare a prepararti il piatto da solo.

Eppure, se alla fine questa formula ha avuto successo, è perché sia gli operatori che gli ospiti ne hanno tratto qualche beneficio.

In un certo senso credo che avverrà lo stesso anche per quanto riguarda le attuali normative di sicurezza e di sanificazione. Diverranno parte del servizio offerto, e a quel punto sarà necessario dare un ordine alle procedure.

Non potrà essere infatti che ognuno vada per conto suo, perché questo creerebbe delle situazioni difficili da gestire.

Per esempio, scelte diverse da parte degli operatori potrebbero influenzare le preferenze degli ospiti.

Chi è troppo rigoroso rischierebbe di diventare fastidioso, mentre chi è troppo permissivo darebbe l’idea di non interessarsi a sufficienza.

È invece importante recuperare una dimensione di sistema, anche per poter ragionare in termini di località e di destinazione.

In questo modo sarà più facile comunicare l’adeguamento dei servizi al mercato, andando incontro a una domanda che, ricordiamolo, è già presente in molti viaggiatori.

 

 

Parliamo quindi di una nuova tipologia di servizio. Ma quali tratti dovrebbe assumere?

Tutte le buone pratiche che sono state messe a punto dagli imprenditori, dai consulenti e dagli esperti che li hanno seguiti in questi due anni potranno identificare un pacchetto che, anche quando le cose andranno meglio, potranno diventare un importante elemento nell’offerta di una località...

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