Albergo diffuso e turismo sostenibile
Per esempio, i dati provenienti dalle indagini ISTAT mostrano come, nell’estate 2020, gli italiani abbiano prediletto mete meno affollate, preferendo le località montane a quelle di mare e di città.
In un contesto di questo tipo, l’idea tutta italiana dell’albergo diffuso ha le carte in regola per presentarsi come una valida alternativa alle strutture dall’impostazione più “tradizionale”.
Una nuova idea di Hotel
Di cosa sto parlando?
Di un modello di ospitalità nato con l’intento di valorizzare le case dismesse nei tanti borghi italiani, grazie a una visione di turismo che si presta ad essere sostenibile ed evoluta allo stesso tempo.
Parliamo di realtà incastonate nella natura, che offrono degli elementi chiave per un contesto covid free: si pensi all’ampio spazio e alla scarsa attenzione da parte dei grandi flussi turistici per queste località.
Per l’ideatore, Giancarlo dall’Ara, l’albergo diffuso è “un albergo che non si costruisce, ma che mette in rete case vicine e già esistenti, collegandole tra loro con servizi di hôtellerie quali pulizie, colazioni, ristoranti e spazi comuni come biblioteche e salotti. In parole semplici, è un po’ casa e un po’ albergo”.
Questa particolare forma di ospitalità prevede infatti che i turisti alloggino in stanze o appartamenti ricavati dalle case dei piccoli paesi, castelli e poderi, restando in contatto con la gente del posto e con le loro storie, la loro cucina e il loro artigianato.
L’albergo diffuso in Italia
L’associazione Nazionale Alberghi Diffusi conta oggi circa 150 strutture, le quali devono sottostare ad un semplice ma restrittivo disciplinare: fondamentalmente si tratta di criteri simili a quelli che si delineano per un hotel “verticale”, ma declinati su un contesto “orizzontale”.
Per esempio, gli alloggi devono trovarsi ad un massimo di 200 metri di distanza tra loro, l’apertura deve essere garantita tutto l’anno e una Hall e una Reception devono essere sempre pronte all’accoglienza.
Vista la sua particolarissima conformazione, il contesto dell’albergo diffuso si apre a una realtà più dinamica, in cui il buffet delle colazioni viene sostituito dal croissant e dal cappuccino al bar di paese, il pranzo viene consumato in una casa di famiglia e la sala del ricevimento assume i tratti di una piazzetta circondata da poggioli fioriti e lenzuola stese ad asciugare.
Una realtà in crescita
Il numero degli alberghi diffusi è oggi in crescita grazie a una domanda turistica sempre più attenta ai temi della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente.
Il suo modello mira infatti alla valorizzazione del già esistente: non ci sono nuove costruzioni, perché l’obiettivo è quello di recuperare un capitale fisico e umano già presenti. Si valorizzano inoltre le produzioni a chilometro zero e si cerca di mantenere uno stile di vita a basso impatto energetico.
I turisti, consapevoli di vivere un’esperienza fortemente caratterizzata da una realtà territoriale precisa, sono felicemente predisposti alla conoscenza delle persone che incontrano e che abitano questi luoghi, allacciando con loro nuovi rapporti di condivisione.
Un esempio di successo: la Locanda degli Elfi
Un felice esempio per questa nuova forma di ospitalità è sicuramente quello della Locanda degli Elfi, inserita nella borgata del Preit della Valle Maira, in provincia di Cuneo.
Il suo nome dipende dal fatto che, per entrare nella borgata, è necessario attraversare un tunnel scavato nella roccia. Qui si trovano delle fonti d’acqua che, nella stagione fredda, cristallizzano e danno origine a delle vere e proprie cascate di ghiaccio.
Quando queste sono illuminate dal sole si ha la sensazione di entrare all’interno di un mondo incantato.
Giuseppe Armando, il titolare, sognava di creare un sistema di accoglienza fatto di tradizione e cultura, sfruttando un luogo in cui fossero presenti dei presupposti di interesse storico, ambientale e architettonico.
Tutto questo nell’ottica di soddisfare la curiosità di un nuovo tipo di turista, molto più attento e interessato a scoprire l’anima del territorio in cui decide di soggiornare.
La formula vincente per questa forma d’ospitalità prevede ovviamente un gestore innamorato della sua terra, capace di organizzarne l’accoglienza e risvegliare nel turista la voglia di scoprire ed esplorare.
Un turismo legato al territorio
Locanda degli Elfi è perfettamente inserita nel suo contesto territoriale, segue principi ecosostenibili e compra prodotti biologici a chilometro zero, offrendo sostegno alle piccole produzioni locali.
Sono stati inoltre installati degli impianti fotovoltaici per la produzione dell’energia elettrica, mentre la quota di quella acquistata è prodotta esclusivamente attraverso l’uso di fonti alternative.
Giuseppe e sua moglie producono personalmente pasta fresca, marmellate e dolci, e hanno creato una rete con i produttori e le aziende locali per condividere una filosofia comune.
Il signor Giuseppe racconta che, il fatto di agire in un contesto poco presidiato e
poco raccontato, lo ha portato senza accorgersene a diventare l’Angelo dei Viaggiatori, a disposizione dei turisti per soddisfare tutte le loro curiosità; questi ultimi, infatti, vengono da lui accompagnati alla scoperta del microcosmo locale e resi protagonisti delle varie attività svolte, ad esempio durante la preparazione dell’impasto per il pane, poi cotto nel grande forno della borgata.
Una nuova forma di hotel, per un nuovo tipo di turista
Questo tipo di ospitalità diffusa permette al viaggiatore di vivere un’esperienza diversa da quelle tradizionalmente offerte, immergendolo in un angolo di mondo che rivive anche grazie al suo interesse.
Rispetto ai tanti mutamenti in corso, l’albergo diffuso rappresenta senza ombra di dubbio un’innovazione interessante all’interno del mondo della ricettività, intercettando dei bisogni che per adesso sono ancora poco espressi, ma che lo saranno sempre di più negli anni a venire.