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  4. Disabilità e turismo accessibile? Cambiamo il punto di vista

Strutture ricettive e turismo accessibile: esiste realmente un mercato turistico legato alla disabilità e quali sono gli elementi che lo caratterizzano?

 

Lavorando al fianco degli albergatori sento spesso commenti negativi nei confronti delle camere dedicate a persone con disabilità. La normativa obbliga infatti I titolari a dedicare un certo numero di  stanze a persone con esigenze speciali, con l’inserimento di dispositivi particolari e nel rispetto di metrature e distanze specifiche.

Le cosiddette “camere handi”  sono spesso delle unità grandi, fredde, spoglie, che ricordano più che altro delle camere d’ospedale. Delle camere difficili da proporre ai normali ospiti che gravitano all’interno della struttura proprio perché una persona che  vi entra si sente inevitabilmente un disabile.

L’imprenditore è quindi doppiamente sfortunato poiché deve sostenere dei costi per realizzare delle unità che difficilmente diverranno realmente produttive.

È quindi lecito domandarsi se esiste realmente un mercato turistico legato alla disabilità e quali sono gli elementi che lo caratterizzano. La risposta a questa domanda è ormai estremamente semplice: “Sì, esiste”. Ormai da tempo sono nati progetti rivolti proprio a rendere le destinazioni turistiche maggiormente accessibili a tutti proprio perché si tratta di un mercato che conta circa 80 milioni di persone in Europa.

Alcuni di voi forse sanno che in Italia ci sono circa 6 milioni di disabili,  molti dei quali con esigenze specifiche di mobilità. A questi si affiancano altri milioni di persone con intolleranze alimentari, allergie, etc.

Stiamo parlando di persone che normalmente amano viaggiare e che lo fanno accompagnati  mediamente da due persone. Hanno una discreta disponibilità economica e preferiscono viaggiare nei periodi d’ala.

 

Insomma il mercato esiste ed è pure interessante, il problema è semmai riuscire a coinvolgerlo.

Per riuscirci è però necessario costruire una vera filiera dell’accessibilità coinvolgendo il sistema di trasporti, i percorsi, le strutture ricettive, le strutture di servizio e quindi il sistema d’informazioni. Un compito certamente non semplice in cui l’hotel è un “ingranaggio” del sistema.

E’ infatti chiaro che un ospite disabile che deciderà di venire in vacanza non si accontenterà di stare bene in albergo ma vorrà poter godere delle bellezze dei nostri luoghi. In pratica vorrà vivere esperienze e provare emozioni… come tutti!

Cosa può fare quindi un albergatore? Può certamente iniziare ad applicare alla propria struttura dei criteri di universal design. Ossia iniziare a progettare i propri spazi affinché siano accessibili a tutti ma anche accoglienti e belli. Dovrebbe smetterla di applicare la normativa e cominciare ad immedesimarsi nelle esigenze di un ospite disabile, con intolleranze o allergie.

Probabilmente si renderebbe conto che il bancone della sua reception, che non viene citato dalla normativa,  si trova ad un’altezza troppo elevata per permettere ad una persona in carrozzina di digitare il codice del bancomat. Oppure capirebbe che sul suo menù non esiste una leggenda che indica quali piatti sono gluten free. Che un ospite in carrozzina non può entrare in sauna o nella vasca idromassaggio. Analogamente si renderebbe conto che nessuno, lui per primo, sarebbe disposto a dormire in una camera accessibile ma brutta.

Molti problemi di accessibilità nascono perché manca la capacità di immedesimarsi nel target e nelle sue esigenze. Se l’imprenditore vuole approcciare questo importante target dovrà necessariamente compiere questo primo passo.

 

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Matteo Bonazza
Scritto da Matteo Bonazza

Sono una persona curiosa, sempre pronta a cogliere nuove sfide. Da circa 15 anni mi occupo del prodotto turistico e del destination management, lavorando al fianco di strutture ricettive e soggetti pubblici.

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